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mercoledì 5 ottobre 2011

DOPO L'INCONTRO DI OGGI IN PROVINCIA SU RHO-MONZA, UNA RIFLESSIONE DI FINIGUERRA SU BUONSENSO INFRASTRUTTURE E GRANDI OPERE

Dopo l'incontro "paradossale" di questa mattina alla Commissione Trasporti della Provincia di Milano e in attesa di un comunicato ufficiale del Comitato Cittadini per l'Interramento, proponiamo questa breve riflessione di Domenico Finiguerra pubblicata su "Il fatto quotidiano", quale monito al buon senso e invito a ri-considerare le ragioni del loro agire secondo logiche che partono da un concetto di "sviluppo" ribaltato a quanti, amministrando, hanno in custodia i beni comuni.
Prima di passare al pezzo di Finiguerra spieghiamo il "paradossale" con cui abbiamo aperto il post.
 Paradossale perchè non ci sono ragioni per non cambiare il progetto, lo riconoscono tutti, perchè non abbiamo sentito nessuno dire che non intende rispettare le esigenze del territorio e dei cittadini, perchè anche agli eventuali costi in più si può dare risposta senza grandi problemi.. E dunque? E dunque la Provincia, assente alla Commissione per quanto riguarda le cariche che contano su questa faccenda (assessore e presidente) non si esprime, tira alla lunga e dipinge Serravalle come altro da sè, qualcosa di puramente "tecnico" il cui giudizio è insindacabile...
Annichilente.
Ci si riunirà ancora mercoledì prossimo? Quali soluzioni "giuridiche" di fronte alla questione che è in corso un appalto concorso sulla realizzazione del progetto preliminare? Queli sono le volontà?
Proponiamo il contributo di Finiguerra perchè, nel poco tempo messo a disposizione per discutere di faccende che sono importantissime, abbiamo sentito che non tutti gli interventi, a favore o contro, partivano dallo stesso modo di guardare al mondo e al bene comune da cui saremmo partiti noi, uno sguardo che è lo stesso che propone Domenico in questo pezzo. Piccole opere di "buon senso" e non GRANDI OPERE. Sarebbe la soluzione migliore per tutti, visti anche i tempi (di crisi ma anche nel senso che qualcuno ha fretta).  

Piccole opere di buonsenso
 di Domenico Finiguerra

Si fa sempre un gran parlare e si coniano slogan roboanti per promuovere le Grandi Opere.
Infrastrutture gigantesche, Ponti, Linee ad Alta Velocità, Autostrade, Raccordi, Tunnel, fino ad arrivare addirittura ad evocazioni bibliche come il Mose di Venezia.
Servono a modernizzare il paese! Servono a rilanciare l’economia! Servono a porre rimedio alla crisi che attanaglia l’edilizia! Servono a creare nuovi posti di lavoro! Servono alla competitività! Servono alla crescita! Servono a connetterci all’Europa! Insomma, servono!
Questo menù di Grandi Opere, è spesso accompagnato e fa da contorno a Grandi Eventi: esposizioni universali, mondiali di calcio, giochi olimpici, centenari e anniversari. Insomma, il mito della grandezza, l’ambizione di fare le cose alla grande, è sempre presente. E’ una sorta di colonna sonora del vigente modello di sviluppo, che divora voracemente le risorse finite del pianeta, basato sull’assioma assurdo della crescita infinita. Un modello, detto per inciso, che sta portando non solo il nostro paese, ma l’intero pianeta verso il disastro (economico, sociale, morale ed ambientale).

La propaganda berlusconiana (propaganda, perché di fatti, se ne sono visti finora ben pochi) del fare ha prodotto una sorta di ubriacatura mediatico-politica che ha coinvolto, purtroppo, tutti.
Infatti, se Bersani fosse chiamato alla lavagna di ciliegio di Bruno Vespa, traccerebbe sulla cartina dello Stivale le stesse frecce di Berlusconi. L’unica differenza sarebbe forse l’utilizzo di un pennarello rosso anziché blu e l’utilizzo rassicurante di un aggettivo ormai inflazionato: sostenibile. LEGGI TUTTO...

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"Tutte le promesse di benessere e tutte le sicurezze date in epoca moderna dalle istituzioni statali nazionali, dai politici e dagli esperti di scienze e tecniche, sono state distrutte. E non c'è più in giro un'istanza che tolga all'uomo le sue nuove paure. Ecco allora che la crisi ecologica ci fa intravedere qualcosa come un senso all'orizzonte, persino la necessità di una politica globale ed ecologica nel nostro agire quotidiano". U. Beck